L’intervento di implantologia permette di sostituire le radici dei denti mancanti mediante fixtures (impianti a vite) in titanio che vengono incorporate chirurgicamente nell’osso.
In alcuni casi gli impianti permettono la sostituzione di uno o più denti, in altri l’ancoraggio di una protesi.
Infatti gli impianti possono:
– Sostituire un dente singolo (Corona su impianto)
– Sostituire un gruppo di denti mancanti ravvicinati o un’intera arcata dentaria (Ponte su impianti)
In altri casi caratterizzati da edentulia (Mancanza totale di denti per un’arcata) gli impianti possono servire da supporto per una protesi, che può:
– Essere avvitata (Toronto-Bridge)
– Essere supportata da una barra solidarizzata agli impianti (Barra di Ackermann o di Dolder)
– Essere supportata da boules avvitate agli impianti
Il vantaggio di ancorare una protesi agli impianti è notevole: viene ridotto quel fastidioso senso di mobilità che costantemente contraddistingue una protesi totale (la classica “dentiera”), permettendo ai nopstri pazienti di masticare meglio e di sorridere senza il timore che la protesi “cada dalla bocca” o “venga sputata”.
SOSTITUZIONE DI UN DENTE SINGOLO
Nella maggior parte dei casi le radici di un dente mancante, oppure un dente le cui radici non sono più recuperabili e necessitano di estrazione, possono essere sostituite da un impianto.
Ad esso, terminata la fisiologica fase di osteointegrazione (circa 3-4 mesi) si avvita un moncone, sopra il quale si cementa un manufatto protesico, in questo caso una corona in ceramica.
SOSTITUZIONE DI UN GRUPPO DI DENTI MANCANTI
In altri casi manca più di un dente. Gli impianti allora possono supportare un gruppo intero di denti (Ponte su impianti).
le corone dei molari non sono piu supportate da radici sane e vanno estratte vanno estratti anche residui di radici
SOSTITUZIONE DI UN’ARCATA INTERA
Nei casi estremi gli impianti, in numero di 6-8 possono sostituire un’arcata completa.
Questa soluzione permette di avere una dentatura fissa, del tutto simile a quella naturale.
PROTESI AVVITATA SU IMPIANTI (“Toronto-Bridge”)
In caso di edentulia un’alternativa valida alla sostituzione dell’arcata intera la offre il “Toronto-Bridge” (o Protesi avvitata).
E’ differente dal caso di cui sopra perchè la protesi non viene cementata ma avvitata agli impianti. Mentre nella protesi cementata gli elementi dentari sono “a vivo”, cioè si adagiano perfettamente sulla mucosa in modo da ricreare esteticamente la gengiva, in questo caso la protesi sfiora soltanto la mucosa.
Per questa soluzione sono sufficienti 4 impianti.
PROTESI SUPPORTATA SU BARRA
In caso di edentulia, gli impianti possono servire da ancoraggio per una barra, sopra cui si adatta la protesi.
Questa soluzione permette una notevole stabilità del manufatto protesico, che può essere rimosso per essere deterso quotidianamente.
PROTESI SUPPORTATA SU BOULES
La soluzione più semplice dell’edentulia è rappresentata dalla protesi supportata da boules.
Esse sono delle microsfere che si avvitano agli impianti.
Esse si accoppiano a guarnizioni in teflon presenti all’interno della protesi a cui si attaccano (come dei bottoni a clip).
SI POSSONO INSERIRE IMPIANTI SUBITO DOPO L’ESTRAZIONE DI UNO O PIU’ DENTI?
Certamente.
Quando la situazione clinica lo permette, ovvero l’alveolo residuo dove alloggiavano le radici o la radice del dente estratto è anatomicamente integro, è possibile inserire subito un impianto.
Questa soluzione permette di ottimizzare i tempi della protesizzazione. Infatti occorre attendere mediamente 3-4 mesi prima di protesizzare un impianto da sottoporre a carico masticatorio (anche se in alcuni casi selezionati il carico può essere immediato).
Tuttavia non sempre l’alveolo è integro, perchè la patologia che ha compromesso la/le radici dentarie ha provocato infezione e riassorbimento osseo.
In questi casi è necessario ricostruire la parete ossea utilizzando biomateriali. Essi vengono posti nell’alveolo postestrattivo in modo da guidare la rigenerazione ossea. Questo innesto di materiale viene ricoperto da una membrana in collagene e il tutto viene suturato sotto-gengiva .
Dopo un’attesa di circa 4 mesi, l’osso così neoformato (e guarito ovviamente dalla patologia da cui era gravato) può essere in grado di accogliere un impianto per la sua osteointegrazione.
CASI CLINICI
Caso 1: Split crest mandibolare mediante chirurgia piezoelettrica e divaricatori conici. La situazione di estrema atrofia ossea è stata risolta ottenendo lo spazio sufficiente mediante bisturi piezoelettrico e divaricazione dell’osso. Lo spazio così ottenuto è stato sufficiente per l’inserimento di due impianti. La porzione interimplantare andrà incontro a rigenerazione ossea spontanea.
aso 2: Impianto postestrattivo con carico immediato
Il Paziente aveva una frattura di 1.2 non più recuperabile se non con un impianto a sostituzione della radice ormai da estrarre; questa soluzione ha permesso il ripristino estetico IMMEDIATO mediante corona provvisoria, che dopo l’integrazione è stata sostituita con corona in ceramica.
Caso 3: Implantologia nei settori superiori posteriori e protesi inferiore ancorata ad impianti in mandibola. La paziente era portatrice di una protesi mobile superiore ancorata al ponte di cui vediamo la parte estetica estremamente consunta (che è stata ripristinata contestualmente mediante corone in ceramica). La medesima ha ottenuto il massimo comfort passando da una masticazione mediante PROTESI MOBILE ad una masticazione mediante PROTESI FISSA.
- Condizioni di igiene orale incongrua e/o concomitante parodontite non curata
- Fumo > 10 sigarette al giorno
- Diabete scompensato
- Mancata sottoposizione a sedute di igiene professionale e controlli periodici
- Ridotto supporto osseo
- Qualità degli impianti
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